Sembra impossibile, eppure sono già trascorsi due mesi da quando l’epidemia da Coronavirus è stata definita “pandemia” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e tutto il territorio nazionale è diventato zona rossa, con tutte le restrizioni che abbiamo imparato a conoscere. Lo slogan “io resto a casa” ha riempito le bacheche dei social network, i canali televisivi, le pagine dei giornali. Da quel momento, le nostre abitudini sono cambiate. Abbiamo cambiato il nostro modo di lavorare, ma anche di vivere.
La “Fase 2”
Si stima che con la “Fase 2”, siano 4,5 milioni gli italiani rientrati al lavoro, anche se la maggior parte delle aziende continua ad adottare lo smart working.
Sorge spontanea una domanda: cosa accadrà quando gradualmente le persone torneranno in ufficio? I cambiamenti saranno molti, su più fronti, ma al di là dell’aspetto pratico qualcosa è già cambiato. Tutti coloro che hanno applicato logiche di smart working, hanno vissuto la quotidianità lavorativa in una maniera completamente diversa: per mettersi in relazione e sentirsi coesi nella lontananza, hanno adottato strumenti tecnologici che prima non prendevano in considerazione o addirittura non conoscevano, mettendo in campo un nuovo modo di lavorare garantendo buoni livelli di produttività.
Non è più possibile dunque tornare indietro, dobbiamo far tesoro di questa esperienza che rappresenta un concreto elemento di trasformazione e crescita delle persone che fanno parte di un’organizzazione.
Fonti: